Abbiamo poco tempo per invertire la tendenza demografica in atto anche nel Veneto, dove secondo i dati Istat nell’arco del 2022 i nascituri sono stati appena 31.706, ovvero 12.754 in meno di dieci anni prima, con un tracollo di quasi il 29%, mentre al 1° gennaio scorso gli over 65 sono addirittura 1.167.759, il 23,8% della popolazione, 189 ogni 100 under 14, con un aumento del 17% rispetto al 2012 e del 41% rispetto al 2002.
Per cercare di evitare la catastrofe demografica sono urgenti investimenti in servizi e agevolazioni fiscali a favore delle famiglie e dell’occupazione femminile e giovanile. Se oggi, infatti, il numero medio di figli desiderato è attorno ai due, mentre quello realizzato è di appena 1,25, bisogna puntare a dimezzare questo divario. Come?
Rendendo innanzi tutto effettivo il diritto per tutti i bambini di frequentare – alle medesime condizioni economiche per le famiglie – la scuola dell’infanzia, che si tratti di scuola a gestione statale o di paritaria no-profit. Come pure la possibilità per le giovani coppie di accedere al nido.
In questa intervista al Tg di Antennatre, Simonetta Rubinato, in qualità di Presidente di FISM TREVISO, ha spiegato, il momento difficile che vivono le scuole paritarie: l’inflazione, l’aumento dei costi energetici e il rinnovo del contratto collettivo di lavoro dei dipendenti hanno determinato un aumento del 30% dei costi, mentre lo Stato eroga loro un contributo a bambino pari ad appena un decimo di quello che investe nella scuola dell’infanzia statale. Per questo serve una maggiore autonomia legislativa alla nostra Regione con il trasferimento dei fondi pubblici necessari affinchè le scuole dell’infanzia paritarie del Veneto possano continuare a garantire il servizio ai circa 65mila bambini che le frequentano senza aumentare le rette alle famiglie (che da sempre pagano il servizio due volte: con le imposte per quello svolto dalla scuola statale per altri e con la retta per quello della scuola paritaria frequentata dal figlio).
A oltre 2.000 giorni dal referendum per l’autonomia del Veneto, tuttavia, la riforma di cui tanto si parla si occupa solo di aspetti procedurali, lontani anni luce da quell’autonomia legislativa e finanziaria di cui godono Trento e Bolzano, dove la natalità è la più alta in Italia perchè le famiglie trovano servizi all’infanzia accessibili a tutti.
Perciò bene l’annunciato piano della Regione a sostegno delle famiglie per 28,8 milioni di euro, ma sarebbe ben più efficace battere i pugni a Roma per avere la gestione del Sistema 0-6 anni con il trasferimento delle risorse (ben più ingenti) necessarie.
A che cosa è servito andare a votare al referendum sull’Autonomia se chi rappresenta il Veneto non fa valere le nostre buone ragioni per superare finalmente una disuguaglianza che colpisce da sempre le famiglie e i bambini residenti nella nostra Regione?
Link all’intervista: https://fb.watch/k3Of7F1vy