L’AUTONOMIA CHE ANCORA NON C’E’. IL QUANDO LO DECIDE LA BUROCRAZIA

Pubblichiamo l’intervento del VicePresidente Gian Angelo Bellati:

Ricordo la modifica del Titolo V della Costituzione italiana di inizio del nuovo millennio da parte del centro-sinistra; da convinto federalista ne fui grande sostenitore. Ma non ho tenuto conto della burocrazia italiana e della quasi impossibilità politica di cambiare le cose che non vanno in questo Paese. Anche perché i partiti in Italia non sono organizzati su base regionale e federale. Questi due fattori hanno creato una infinità di ostacoli e problemi burocratici, nonostante i quasi 25 anni passati dalla Riforma, nonostante la nostra Costituzione dica chiaramente all’art. 5 (tra i principi fondamentali) che “la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”. Ma, soprattutto, nonostante il Referendum del 2017 in cui i Veneti hanno chiesto allo Stato italiano e alle forze politiche che li dovrebbero rappresentare di attuare l’Autonomia prevista dall’art. 116, 3° comma, Cost., siamo arrivati dopo sette anni ad una Autonomia all’acqua di rose.

Perché? In primo luogo per i mille ostacoli burocratici frapposti a cominciare dai c.d. LEP (livelli essenziali di prestazione) e in secondo luogo per l’attacco politico di coloro che vollero quella modifica del Titolo V e che oggi dichiarano che questa Riforma porterebbe alla divisione del Paese, a ingiustizie sociali, diseguaglianze e chi più ne ha più ne metta! Una ipocrisia degna di una repubblica delle banane.

La morale è che solo 9 delle 23 materie oggetto dell’autonomia potrebbero essere attuate (le meno importanti ovviamente) e chissà quando, mentre per le altre si aspetteranno anni ed anni perché, udite udite, le circa 11 Commissioni di lavoro per i Lep arrivino a concludere alcunchè, peraltro da aggiornare poi ogni tre anni.

Noi federalisti abbiamo forse sbagliato a credere in tutto questo…

Dovremmo puntare solo ed unicamente all’unica vera Riforma costituzionale: il Veneto Regione a Statuto speciale analogamente alle Regioni italiane che lo sono già. Perché è l’unica comunità regionale che da sempre chiede maggiore autonomia, come ha dimostrato il referendum. Così magari la propaganda dei politici italiani, che affibbiano tutti i mali del passato ad una Autonomia che non c’è ancora, finirebbe nel nulla, dato che il sistema centralistico attuale già ben sperimentato ha portato all’aumento dei divari nonostante l’ingente ammontare delle risorse travasate da decenni da nord a sud.

Questo dovrebbe essere l’obiettivo politico di tanti federalisti e autonomisti del Veneto e di cui stiamo ragionando nell’Associazione Veneto per le Autonomie guidata da Simonetta Rubinato, già impegnata su questo nelle ultime elezioni regionali del 2020. E su questo obiettivo si dovrebbe promuovere la creazione, insieme ad altre associazioni e movimenti politici federalisti e tanti liberi cittadini che hanno partecipato al referendum del 2017, di quel partito regionale dei Veneti che ancora non c’è ma è necessario per dare forza e concretezza alle legittime richieste di autogoverno del Veneto.

I nostri politici anti-autonomia stiano tranquilli: senza autonomie e responsabilità locali saltano i bilanci pubblici ed aumenta il debito pubblico. In un modo o nell’altro all’autonomia si arriverà se non si vuole fare default.

Gian Angelo Bellati, vice presidente Veneto per le Autonomie

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