Sulle riforme la maggioranza rischia di essere schizofrenica: mentre la Lega dichiara che la c.d. legge di attuazione dell’autonomia differenziata “fa la storia” del regionalismo italiano, con la riforma sul Premierato va nella direzione opposta.
Con un articolo si propone infatti di modificare l’art. 57 della Costituzione, introducendo un premio di maggioranza su base nazionale anche per l’elezione del Senato, che invece oggi è “a base regionale” con la riserva di un numero minimo di seggi in favore delle Regioni più piccole proprio per valorizzare quell’elemento di natura territoriale che sin dall’Assemblea costituente ha stabilito un legame tra Senato e amministrazioni regionali. L’espressione “eletto a base regionale” esige infatti un sistema elettorale che attribuisce i seggi del Senato sulla base dei voti espressi esclusivamente dentro il territorio di ciascuna regione, mentre il premio di maggioranza nazionale che ora si vuole introdurre ne altererebbe il risultato influenzandolo con il voto dato all’esterno dell’ambito regionale.
Si tratta di una contraddizione in termini che disvela il centralismo di una riforma che vuole blindare l’Esecutivo e la maggioranza di turno senza adeguati contrappesi, annullando di fatto il peso dei territori nell’elezione del Senato, mentre proprio l’attuazione del regionalismo differenziato dovrebbe suggerire di trasformarlo in Camera di rappresentanza delle Regioni, eliminando – e non rafforzando – il bicameralismo perfetto.
Questa proposta avrebbe anche il merito di imporre al Governo, come accade in Germania, che le scelte di bilancio che ricadono sugli enti locali debbano essere approvate anche dalla Camera che rappresenta le Autonomie locali, raccogliendo concretamente l’allarme lanciato nelle scorse settimane da Anci e Upi per i pesanti tagli di risorse imposti unilateralmente dal Governo agli enti locali. Si tratta di una riduzione di ben 1,3 miliardi dal 2024 al 2028, che è in contraddizione con la dichiarata tutela dei Livelli essenziali delle prestazioni contenuta nella legge sull’autonomia differenziata, perchè così si sottraggono agli enti locali le risorse per garantirli. Per il Veneto sono oltre 86 milioni sottratti ai Comuni e 8 milioni alle Province in quattro anni, con conseguenti tagli ai servizi, alle manutenzioni e alle assunzioni programmate. E anche le Regioni denunciano un taglio di 1,2 miliardi destinati all’ammodernamento degli ospedali e adeguamento antisismico dei quali 110 milioni a carico del Veneto.
Senza un rafforzamento della funzione del Senato come Camera di rappresentanza dei territori, il regionalismo rischia dunque di uscire sconfitto dalla riforma costituzionale sul Premierato, tanto da far rimpiangere quella del 2016, che introduceva il Senato delle Autonomie e l’elezione da parte di Regioni e Autonomie locali di due giudici della Corte Costituzionale.
Chiediamo pertanto ai parlamentari veneti che hanno votato la legge sull’autonomia differenziata di farsi coerentemente promotori – nel prossimo passaggio della riforma sul Premierato a Montecitorio – di una proposta emendativa che trasformi finalmente il Senato nella Camera delle Autonomie territoriali.
Simonetta Rubinato, presidente Veneto per le Autonomie