E’ positivo che dopo l’incontro del 23 settembre scorso tra il ministro Boccia e il Presidente Zaia riparta il negoziato sull’autonomia differenziata e che il ministro abbia dichiarato che per combattere le disuguaglianze il Governo voglia determinare quanto prima i Lep, cioè i livelli essenziali delle prestazioni da garantire a tutti i cittadini, necessari per calcolare i fabbisogni standard e superare così la spesa storica. Speriamo dunque sia la volta buona che lo Stato ottempera dopo 10 anni a quanto stabilito dal Parlamento nella legge n. 42/2009 sul federalismo. Perché la lotta contro le disuguaglianze in Italia non si può fare senza una pari lotta agli sprechi e alle inefficienze che recuperi le risorse necessarie per la perequazione: questa è la vera sfida per il Paese, come la Presidente Simonetta Rubinato ha spiegato con l’esempio della gestione della sanità ad Antenna Tre. I Veneti penalizzati da decenni dalla spesa storica hanno solo da guadagnarci. Ma non si perda più tempo.
Di seguito la sintesi dell’incontro fatta da Marco Bonet per il Corriere del Veneto:
Autonomia, si riparte dai LepZaia apre: la coesione nella bozza
Vertice Zaia-Boccia: accordo quadro con tutte le Regioni, spunta un nuovo fondo perequativo
venezia L’incontro, assicurano i protagonisti, è stato «positivo», «costruttivo», «cordiale». Lessico da Prima Repubblica, ma non era scontato se si pensa a come era andata la vigilia, con la Lega a cannoneggiare senza tregua il neo ministro degli Affari regionali, uomo del Sud, iscritto al Pd, con «l’aggravante» di aver preso il posto della leghista vicentina Erika Stefani. E invece tra Francesco Boccia e Luca Zaia si è registrata ieri una certa intesa («Ho apprezzato la schiettezza del presidente – ha detto il ministro – spero che lui abbia apprezzato la mia»), probabilmente nella consapevolezza che tutti hanno da perdere dal naufragio della riforma autonomista: per Zaia sarebbe il tradimento della «ragione sociale» della sua amministrazione, per Boccia un colossale favore a Matteo Salvini che non vede l’ora di agitare l’autonomia «negata» come una clava contro il governo Conte-bis.
Al ministro, che non casualmente si è voluto recare in prima persona a Venezia, Bologna e Milano rinunciando a convocare i presidenti a Roma e non casualmente è voluto partire dal Veneto, il governatore ha consegnato la bozza d’intesa frutto dell’ultimo anno di trattativa con Roma: 83 pagine, divise in 4 capitoli e 68 articoli, al primo dei quali c’è una novità: per sminare il terreno dalle polemiche e chiudere la stagione della «secessione dei ricchi» e delle guerre Nord-Sud, Zaia ha voluto inserire un riferimento esplicito all’unità, la sussidiarietà, la solidarietà e la coesione nazionale. «Un’aggiunta che ho accolto con grande favore – ha detto Boccia -. Io non voglio più sentir parlare di “guerra Nord-Sud”, il risultato, purtroppo irresponsabile, di chi ha usato l’autonomia come manganello contro una parte del Paese. Un errore gravissimo, perché ci vuole poco a mettere nella società il seme del conflitto». In tal senso va letta anche la precisazione di Zaia: «Il ministro Provenzano? Per me l’unico interlocutore è Boccia» (Provenzano, ministro per il Sud, è uno dei più strenui oppositori della riforma, spesso proprio con le argomentazioni di cui sopra).
Ora, per usare le parole del titolare degli Affari regionali, la riforma andrà «recuperata dalle sabbie mobili» in cui è stata cacciata da «36 criticità» mai risolte nel confronto tra i ministeri e la Regione. Ma con un ribaltamento del metodo usato fin qui: «Per me è inaccettabile che si parta, si definiscano dopo un anno i fabbisogni standard e solo dopo tre anni i Livelli essenziali delle prestazioni, i Lep. Lo Stato ha la forza, le competenze e i numeri, per definire subito i Lep. Se vogliamo realizzare l’autonomia, e il governo la vuole realizzare, l’ha messa nel programma, dobbiamo capovolgere il modello: l’autonomia deve diventare una lotta senza quartiere alle disuguaglianze. Tra Nord e Sud, certo. Ma anche tra provincia e provincia, all’interno delle stesse Regioni del Nord. Belluno e Rovigo non hanno gli stessi problemi di Venezia e Padova».
I Lep sono previsti dalla Costituzione, ma siamo all’anno zero. E difatti Zaia incalza: «Io non sono contrario, figuriamoci. Potrei dire che in questo Boccia è un mio discepolo. Ma quanto ci vorrà? Non vorrei che diventassero l’alibi per insabbiare tutto». Menzione d’onore per Dario Stevanato, professore di diritto tributario all’università di Trieste, membro della delegazione trattante del Veneto, che cita il capolavoro di Joseph Heller: «Speriamo non finisca come in Catch-22: l’autonomia serve anche per ridurre le disuguaglianze, ma se prima non si riducono le disuguaglianze non si può chiedere l’autonomia». Il rischio, in effetti, è quello.
Non è questa l’unica novità imposta da Boccia. Sempre per quanto riguarda il metodo, il ministro ha confermato di voler coinvolgere tutte le Regioni – anche quelle che non hanno chiesto l’autonomia – in un confronto che porti alla redazione di un «modello quadro», condiviso e che dunque non dia adito a successive contestazioni, da riempire poi con le specificità di ogni singola Regione. Non proprio il modello sartoriale chiesto da Zaia, diciamo più prêt-à-porter con adattamento su misura. Quanto al merito, invece, ma il punto è tutto da chiarire, Boccia sembra immaginare un fondo di perequazione diverso da quello di cui si è parlato fin qui. Non un «mini-fondo» destinato a riequilibrare, soprattutto con l’extra-gettito delle Regioni virtuose, le differenze con le Regioni più arretrate, bensì un vero e proprio fondo strutturale, finanziato con risorse dello Stato. «Un fondo perequativo di questo tipo potrebbe velocizzare l’autonomia» ha detto Boccia. Le 23 materie? «Non sono un totem su cui fare battaglia ideologica».
Un approccio che, almeno in questa prima fase, sembra aver convinto Zaia: «L’incontro è stato positivo e se son rose fioriranno. Il ministro ha riconosciuto che noi abbiamo lavorato e fatto da apripista. Sono fiducioso, porteremo a casa l’autonomia come abbiamo fatto con le Olimpiadi».
Giovedì i due si rivedranno alla Conferenza Stato-Regioni.