“Cosa manca al Veneto per ottenere l’autonomia”

Oggi il Corriere del Veneto ha pubblicato l’intervento del consigliere di Veneto Vivo, Corrado Poli. Eccolo di seguito:

“Solo un movimento politico esclusivamente veneto avrebbe la possibilità di negoziare l’autonomia con lo Stato in modo efficace e senza l’intermediazione dei partiti nazionali. È normale che i partiti nazionali e lo Stato difendano le proprie prerogative, siano esse ideali o opportunistiche. Di conseguenza, un’ampia autonomia è possibile se si afferma un movimento regionale che raccolga attorno a sé le forze sinceramente autonomiste.

L’istanza autonomista e federale ha radici profonde della storia e nella politica italiana e specificamente veneta. Risale al Risorgimento e, passando per i socialisti di Salvemini e i popolari di Don Sturzo (entrambi meridionali), giunge fino alla recente storia repubblicana. Componenti significative della Dc veneta negli anni Settanta e Ottanta auspicavano la formazione di un partito regionale sul modello della Csu bavarese, della Svp e dei partiti territoriali catalani, scozzesi, corsi e altri presenti in tutta Europa. Una rappresentanza autonomista in Consiglio regionale e in Parlamento consentirebbe di negoziare direttamente con il governo anziché passare attraverso le inevitabili e legittime resistenze dei partiti nazionali.

Trent’anni fa, la Liga Veneta, assorbita in seguito nella Lega Nord a trazione lombarda, s’era affermata ponendo come obiettivo il federalismo. Il partito allora dichiarava di non essere né di destra né di sinistra. Poco dopo, il movimento dei sindaci rilevò l’esigenza di collegare la politica al territorio e denunciò l’esistenza di una «questione settentrionale».

La Liga Veneta, poi Nord e ora assorbita nella Lega nazionale, è al governo del Veneto da un quarto di secolo ed esprime il Presidente da quasi dieci anni. In questo periodo ha accettato di governare l’Italia in coalizione con partiti dichiaratamente centralisti. Ha quindi ceduto a compromessi che hanno fatto perdere di vista l’obiettivo principale per cui era stata fondata: il federalismo. Ha mancato anche quello di una più modesta autonomia. Non vale la pena polemizzare sugli insuccessi o con il singolo leader poiché il problema sta nella struttura della politica e nella mancanza di una rappresentanza territoriale autonoma.

Le autonomie regionali del Nord sono cruciali per lo sviluppo di tutto il Paese. Senza il traino economico del Nord, il Sud regredirà ancora di più. Senza la possibilità di studiare e offrire diverse soluzioni territoriali ai problemi, scompare quella creatività che oggi costituisce una risorsa cruciale per lo sviluppo e l’innovazione anche organizzativa nei servizi pubblici. L’autonomia va intesa come un passo verso un’Europa e un’Italia inclusive, della sussidiarietà e della solidarietà. La partecipazione civile dei cittadini nei governi locali costituisce la migliore difesa da un populismo sregolato ed egoista. Allo stesso tempo, consente poche decisioni centralizzate legittimate.

L’obiettivo di un movimento politico esclusivamente veneto è un’ampia autonomia e un federalismo che uniscano concretamente l’Italia con la collaborazione di governi locali creativi e liberi di gestire le proprie risorse, i cui cittadini siano responsabili per se stessi e per l’intero Paese. Non è necessario ottenere tutto subito (neanche procrastinare all’infinito), ma riprendere la rotta perduta. Se il navigatore conosce la meta, trova sempre un vento favorevole. Un movimento veneto forte in Regione e capace di inviare rappresentanti a Roma sarebbe l’unica garanzia che il risultato del referendum del 2017 sia preso sul serio e porti a risultati rapidi e concreti”.

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