Piano Infanzia: Zaia chieda di attuarlo subito come prima tappa per l’autonomia sull’Istruzione

*di Simonetta Rubinato

Il modello sanitario veneto di contrasto alla pandemia da Covid-19 è stato riconosciuto come un modello e un punto di riferimento anche a livello internazionale. Nel settore principale in cui le Regioni ordinarie godono di maggiore autonomia, ovvero la sanità, il sistema veneto ha dunque dimostrato di avere le competenze e l’organizzazione per meritare l’attribuzione di maggiori responsabilità di autogoverno anche in altri ambiti, in linea con i principi e le norme della Costituzione e con le peculiari esigenze sociali ed economiche del nostro territorio.  

Il Presidente Zaia investa questo risultato di affidabilità e credibilità non solo in termini di popolarità personale, ma anche – e soprattutto – a vantaggio dell’aspirazione di maggiore autonomia espressa dalla comunità veneta nel referendum del 2017. Tra le richieste avanzate dal Veneto ai sensi dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione vi è in particolare quella dell’istruzione, strategica per dare ai nostri bambini le migliori opportunità formative per affrontare attrezzati un futuro non facile. Il Presidente del Veneto rinnovi dunque da subito al Governo nazionale la richiesta del passaggio della competenza primaria in questa materia alla Regione, cominciando dalla funzione di educazione ed istruzione nell’ambito del Sistema integrato dei servizi per i bambini dalla nascita sino ai sei anni, con il corrispondente trasferimento di adeguate risorse finanziarie da parte dello Stato, che peraltro saranno moltiplicate dalla sussidiarietà orizzontale, considerato che il Veneto è l’unica regione in cui l’offerta educativa 0-6 è coperta per oltre il 65% da nidi accreditati e scuole dell’infanzia paritarie no-profit. Un patrimonio non sufficientemente riconosciuto e valorizzato, che consente allo Stato di risparmiare ogni anno in Veneto più di 500 milioni di euro. 

Proprio tale peculiare condizione dell’offerta educativa territoriale per questa fascia d’età, con la flessibilità organizzativa che la stessa può garantire in questa fase, ha consentito alla Regione di approntare un Piano innovativo sperimentale per riattivare quanto prima sul territorio i servizi socio-educativi per l’infanzia. La ripresa della gran parte delle attività lavorative ed economiche rende infatti necessario garantire adeguati servizi alle famiglie con figli piccoli, tenuto conto che erano 142mila i bambini frequentanti nidi o materne prima dell’emergenza sanitaria, di cui ben 84.000 accolti dalle scuole della Fism, una realtà che ha dato la propria disponibilità ad offrire questo servizio a partire già da questo mese di maggio, in presenza di chiari protocolli di sicurezza regionali e nazionali e adeguati contributi economici per non gravare con le rette sulle famiglie. 

Il Presidente Zaia colga questa buona occasione per conseguire un obiettivo più ambizioso: chieda al Governo che l’attuazione in via sperimentale di questo Piano sia propedeutica al concreto avvio del trasferimento alla Regione delle competenze in materia di istruzione, cominciando dal Sistema integrato dei servizi di educazione ed istruzione 0-6 anni, coinvolgendo in questo percorso anche la realtà delle scuole dell’infanzia statali a partire dal prossimo anno scolastico. Sono certa che l’intero sistema scolastico veneto, come quello sanitario, è pronto a mettersi in gioco per sperimentare un nuovo modello formativo di eccellenza per il bene dei nostri bambini, delle famiglie e dell’intera comunità.

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