Economia, società e piccole imprese: urge un Piano di Sviluppo Strategico per il Veneto

Davvero interessanti le relazioni tenute nella giornata di studio per i dirigenti artigiani di CGIA svoltasi ieri nel Castello di Roncade (TV) su “Economia, società e piccole imprese al tempo della crisi”, cui sono stata invitata da segretario della CGIA, Renato Mason.

Secondo il direttore generale del CENSIS il tradizionale modello di sviluppo si è bloccato senza che se ne veda ancora uno nuovo all’orizzonte e la crisi materiale incrocia anche una crisi immateriale: siamo orfani di una narrazione collettiva che ci aiuti a costruire una comune identità per superare l’incertezza e lo spaesamento. Al punto che la liquidità in conti correnti e depositi bancari non vincolati è aumentata del 33% tra il 2008 e il 2018 a fronte di un calo di investimenti e consumi che segnalano una società tutta introflessa, tesa alla ricerca di protezione, mentre la radicale trasformazione demografica in atto si tradurrà nei prossimi 20 anni in una riduzione cumulata del Pil del 20%. Un salto d’epoca micidiale.

E in Veneto a che punto siamo? Dal 2009 a oggi sono scomparse nel nostro territorio quasi 18.000 imprese artigiane e circa altre 10.000 non artigiane. La ripresa dell’occupazione è stata significativa, ma rispetto al 2007 è diminuito del 10% il numero degli occupati autonomi. Il tasso di disoccupazione è il 4º più basso d’Italia, dunque incoraggiante, ma il Veneto è stato sorpassato da Lombardia ed Emilia Romagna. Preoccupante il dato che negli ultimi 4 anni la popolazione più produttiva (tra 25 e 44 anni) è crollata di oltre 120mila unità. Come pure il dato della flessione degli impieghi creditizi per il comparto produttivo veneto, pari ad un -33%, superiore alla media italiana (-29%), una stretta creditizia senza precedenti nonostante le sofferenze bancarie siano diminuite nel 2019 del 30%. Anche in Veneto inoltre i depositi del risparmio delle famiglie si sono incrementati, ma è significativo soprattutto lo stesso dato riferito alle imprese: +71% di depositi contro il +68% in Italia. Occorre dunque trovare nuove modalità per favorire le condizioni per l’impiego dell’ingente risparmio, tenuto oggi liquido, in investimenti necessari a creare sviluppo. Perché nel confronto europeo perdiamo terreno in termini di reddito procapite rispetto ad altre regioni europee, ma anche rispetto a Lombardia ed Emilia Romagna. Anche se il dato veneto della crescita è in linea con la media UE.

Nel mio intervento ho sottolineato la necessità di riformare il sistema burocratico centralista, rafforzando, insieme all’autonomia regionale chiesta dal Veneto per avvicinarsi alle regioni speciali confinanti, anche il ruolo di coordinamento e perequazione dello Stato. Certo l’autonomia rafforzata richiede una classe dirigente all’altezza della sfida, che di fronte a una tale complessità di problemi condivida un piano di sviluppo strategico per il Veneto che oggi manca, per consentire una programmazione regionale adeguata all’obiettivo di recuperare posizioni rispetto alle regioni leader in Europa.

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