Tagli ai Comuni virtuosi: si apra la scatola nera del Fondo di solidarietà comunale

Ogni nuovo anno la storia si ripete e c’è da stupirsi che gli addetti ai lavori ancora si stupiscano o giochino addirittura allo scaricabarile. Se sono passati vent’anni dalla riforma dell’art. 119 della Costituzione che ha riconosciuto autonomia finanziaria di entrata e di spesa agli Enti Locali e lo Stato continua a violarla, inventandosi meccanismi di finanza locale che consacrano il principio per cui i Comuni che più hanno speso (e sprecato) in passato creando disavanzi possono continuare a farlo, mentre quelli che hanno speso meno – perché più efficienti – devono continuare a spendere di meno, evidentemente non accade per caso, ma perché a qualcuno conviene. 

Per cambiare questo oscuro e iniquo meccanismo finanziario bisogna riuscire prima di tutto a smascherarlo agli occhi dei cittadini, aprendo la scatola nera dell’attuale Fondo di solidarietà comunale, i cui tecnicismi sono impenetrabili ai nostri sindaci, figurarsi ai comuni cittadini (sono ben 70 le variabili che ne influenzano il calcolo), ma che – guarda caso – penalizzano sempre i nostri municipi virtuosi e avvantaggiano sempre gli stessi enti (la Capitale, città e comuni in disavanzo, in particolare del Sud). 

Se invece i fabbisogni finanziari dei singoli Comuni fossero calcolati con riferimento ai Livelli essenziali delle funzioni loro assegnate e quindi al fabbisogno reale di servizi delle comunità locali, nonché alla loro effettiva capacità fiscale, risulterebbe chiaro a tutti che le risorse attualmente a disposizione del comparto sono insufficienti per far fronte ai servizi e investimenti sui territori e lo Stato non potrebbe più fare bancomat a loro spese ad ogni manovra finanziaria o disattendere ai suoi compiti perequativi, né caricare sui Comuni più virtuosi il costo delle inefficienze degli amministratori che non si curano di risanare e pareggiare il bilancio dei loro municipi per ragioni di consenso elettorale. 

Questa deve essere la posta in gioco nella protesta dei Comuni del Veneto, cui sono stati tagliati ‘sottobanco’ quasi 8 milioni di euro rispetto all’anno scorso, che in concreto significa che i loro cittadini pagheranno le stesse tasse dell’anno scorso (se non di più), ma riceveranno meno servizi. Ecco perché va fatta assoluta trasparenza per cambiare radicalmente il meccanismo stesso: non bastano dei modesti correttivi palliativi. Chi rappresenta l’Anci Veneto metta in campo, anche in collaborazione con le nostre Università, le risorse tecniche necessarie per ricercare ed elaborare tempestivamente in piena autonomia dagli enti centrali i dati necessari a difendere le ragioni dei nostri Comuni rispetto ai diversi interessi prevalenti in Anci nazionale. E a questa sfida in nome dei principi di buon governo ed autonomia responsabile sanciti in Costituzione dia piena collaborazione e supporto il Presidente della Regione,convocando anche il Consiglio delle Autonomie Locali. A chi riveste ruoli di rappresentanza istituzionale, anche al Governo nazionale, si chiede di usare con coraggio gli strumenti a disposizione per cambiare in meglio la pubblica amministrazione.

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