Programmazione e sviluppo: il ruolo del Comune

Pubblichiamo l’intervento del dott. Luigi Iacono, già segretario comunale, in relazione al convegno organizzato il 15 maggio scorso da Veneto Vivo sugli scenari di sviluppo e  governo del territorio nell’area dei Comuni di Roncade, Casale sul Sile, Casier, Silea, Breda e Zenson di Piave, San Biagio di Callalta e Monastier:

“Ogni qualvolta ci si accinge ad affrontare il tema della programmazione e sviluppo, a qualsiasi livello di governo, è necessario che il processo si sviluppi in una logica di sistema territoriale, nella quale tutti i soggetti del territorio, pubblici o privati, ragionino come un sistema che si dà una vision comune ed obiettivi condivisi, indicando le azioni per conseguirli in una prospettiva di medio-lungo termine. Non dunque una logica localistica, ma piuttosto di attenzione a quel territorio in una prospettiva smart e switch, chiedendosi: “Come provare ad essere tutti più smart, quindi più intelligenti, ragionando sulle potenzialità delle nostre città, dei nostri territori, sulle nostre tradizioni, storie, sogni, e sul che fare? Non solo per stare un po’ tutti meglio, ma anche per aprirci a un futuro più vivo e libero” (v. F. Della Puppa e R. Masiero in Smart City, Smart Land, Switch City, pubblicato da Fondazione Francesco Fabbri, pag. 57).

In questo processo di programmazione aperto e inclusivo, che deve puntare a generare competitività e sviluppo, vanno coinvolti interlocutori chiave che vanno individuati in generale in chi vive il territorio, ma più specificamente nelle amministrazioni pubbliche, nel sistema finanziario, nelle imprese, nel mondo del non profit, nella società civile, nei consumatori. Interlocutori che vanno coinvolti nel processo sia prima, nella fase di analisi del contesto e individuazione degli obiettivi, sia dopo, nella fase di controllo dei risultati.

Per governare le relative ricadute sociali, il regista del processo deve essere in ogni caso l’Amministrazione pubblica, che deve garantire la governance territoriale, il contemperamento degli interessi e l’equilibrio delle interdipendenze del sistema. Le interdipendenze creano valore aggiunto se non si subiscono ed è soprattutto su questo punto che l’Amministrazione pubblica deve essere capace di assumere un ruolo trainante. In tale contesto l’ente pubblico non può fare a meno di rinnovare le proprie modalità d’azione con orientamento ad obiettivi e risultati, ragionando in termini di processi di sviluppo e costruendo reti di interlocutori che possano avere impatto sullo sviluppo.

Gli aspetti rilevanti per il funzionamento del sistema sono il suo allineamento sugli obiettivi generali, la chiarezza sui ruoli specifici, la focalizzazione di ogni interlocutore sulle proprie specifiche competenze, la costruzione di relazioni di fiducia, la disponibilità a rinunciare volontariamente a parte della propria autonomia per aderire ad un progetto più ampio, passando da una mission individuale ad una vision comune.

In un contesto di sviluppo locale comunale o intercomunale il ruolo di regista spetta al Comune, a cui l’art. 3 del D. Lgs. n. 267/2000 attribuisce il compito di rappresentare la propria comunità, curarne gli interessi e promuoverne lo sviluppo. A tal fine l’Ente locale è tenuto ad una programmazione specifica, in particolare attraverso il Documento unico di programmazione (D.U.P.). Un documento che – a mio avviso- non può che essere incompleto se non è preceduto dall’elaborazione di un piano strategico, meglio se di livello intercomunale, che garantisca una più corretta e adeguata individuazione degli obiettivi strategici ed operativi. Questo significa uscire dalla logica dell’emergenza e dell’improvvisazione e passare ad una programmazione strategica capace di trasferire la visione del futuro nel presente.

Non è un caso, a mio parere, che, come annota la pubblicazione su citata, le “oltre 30 città piccole medie d’Europa che sono riuscite ad uscire dalla crisi che non è ancora finita” abbiano “tutte elaborato piani strategici e di sviluppo traguardati a 20, 25 e in alcuni casi a 30 anni” (v. F. Della Puppa e R. Masiero in Smart City, Smart Land, Switch City, pubblicato da Fondazione Francesco Fabbri, pag. 59)”.

Luigi Iacono

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