*di Luca Baggio
Il 16 gennaio 1980, presso lo studio del notaio Todeschini di Padova, 14 soci fondarono un associazione partitica a cui dettero il nome di Liga Veneta con l’obiettivo, tra altri, di “rifarsi ai principi del federalismo integrale”. Proprio in quegli anni 80, iniziava anche la concreta autonomia del Trentino Alto Adige come Regione a statuto speciale con le sue province autonome di Trento e Bolzano. Ma perché dopo 40 anni, da una parte il processo di autogoverno è partito e funziona bene, mentre in Veneto non è neanche iniziato? Ci sono ragioni di natura storica e geografica ma non manca una grande motivazione di tipo politico. In provincia di Bolzano, dal dopoguerra esiste un forte partito territoriale che cura gli interessi culturali ed economici della popolazione, senza riferimenti ideologici legati a destra, centro o sinistra. Un partito (SVP) che a Roma e in comune a Bolzano sta con il PD, in provincia e Regione con la Lega, in Europa con Forza Italia e il Partito Popolare Europeo. Un esempio tra i tanti. L’8 maggio 2020 la Provincia di Bolzano ha deciso di riaprire nel proprio territorio le attività di ristorazione e turistiche prima e indipendentemente dalle decisioni del governo. Riteneva infatti che, con i propri protocolli sanitari, ci fossero le condizioni di sicurezza per farlo. Il governo dapprima ha tentato di opporsi, ma di fronte alla minaccia della SVP di togliere l’appoggio dei suoi parlamentari, ha lasciato alla Provincia di Bolzano la sua piena autonomia decisionale. E il Veneto? Se si vuole realmente maggior autonomia organizzativa e finanziaria per Regione, Province e Comuni serve un movimento Veneto sul modello della SVP che non abbia nulla a che vedere con i partiti nazionali di destra, di centro o di sinistra. Un movimento federalista, unito e forte che risponda ai Veneti e non alle segreterie nazionali dei partiti. Un gruppo che elegga in Parlamento una pattuglia di 15 – 20 persone, libere da condizionamenti e che contrattino con i vari governi, indipendentemente dalla loro appartenenze politiche sempre più deboli e legate a leadership momentanee come gli esempi di Renzi, Salvini e Grillo stanno a dimostrare. Sembra questa l’unica strategia per portare a casa risultati per il territorio dopo 40 anni di nulla. Zaia ha una grande occasione. Con il suo enorme consenso personale può fare il Partito Veneto, lasciando la Lega Nazionale e Salvini che hanno già dimostrato nel precedente governo, di non volere o poter portare a casa l’autonomia per il Veneto. Se lo farà, sarà ricordato come il Silvius Magnago del Veneto. Se non troverà il coraggio di farlo, prima o poi ci riusciranno altri, perché questo vuole la maggioranza dei Veneti che hanno votato al referendum di tre anni fa.