“La geografia del malcontento e la vendetta dei luoghi che non contano”

Questo il titolo dell’interessante analisi sulla relazione fra declino economico e sociale e comportamenti elettorali del Prof. Andrés Rodriguez-Pose, docente alla London School of Economics, ospite di recente sia al Forum dello Sviluppo sostenibile di Roma, sia al Festival dell’Economia di Trento.
L’abbandono dei luoghi – è la sua tesi – pesa sulle urne anche delle recenti elezioni europee, ma occorre una lettura attenta e non stereotipata per leggere bene i risultati elettorali. Non solo quelli italiani ma i tanti appuntamenti elettorali che si sono succeduti in Europa e oltreoceano dopo il 2008. “Il risentimento e il voto per i partiti percepiti come anti-sistema non si concentra nelle aree a minore reddito, e neppure sempre nelle aree rurali; la contrapposizione semplificatrice città-campagna non aiuta. A determinare rabbia e voto anti-sistema è piuttosto un declino di lungo termine, economico, sociale e identitario”, afferma Rodriguez-Pose, che fonda queste considerazioni su un’analisi di oltre 60mila distretti di tutta Europa. Per molti anni le politiche di sviluppo hanno concentrato i loro sforzi economici e di visione sui grandi centri urbani, immaginando che le possibilità di crescita e sviluppo e quindi di benessere per le persone potessero pienamente avverarsi solo nei grandi agglomerati urbani densamente popolati e fertili per i mercati. E tutte le altre aree? In alcuni casi, ricorda Rodiguez-Pose, hanno ricevuto fondi compensativi o sono state oggetto di politiche di assunzione massiccia nella pubblica amministrazione, ma di fatto sono stati considerati “luoghi senza futuro”, subendo un abbandono che negli anni è diventato motore di rabbia e risentimento da parte dei cittadini e delle cittadine. Questa diagnosi secondo Rodriguez-Pose necessita di un radicale cambiamento delle politiche di sviluppo: non si tratta più di realizzare interventi compensativi o peggio assistenziali che mortificano territori. Servono piuttosto interventi strategici rivolti ai luoghi, ossia disegnati a misura delle persone che vivono nei territori, perché anche la città più piccola ha opportunità da sviluppare.
Per questo serve una politica diversa, attenta al territorio, sensibile alle diverse condizioni dei gruppi di regioni, che miri a sfruttare il potenziale locale e a valorizzare le opportunità dei singoli territori (imprenditorialità, competenze, assorbimento dell’innovazione). In fondo non è la stessa domanda espressa dalla maggioranza assoluta dei cittadini veneti attraverso il voto positivo nel referendum sull’autonomia della nostra regione? A questo link la presentazione della relazione del prof. Andrés Rodriguez-Pose: https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/wp-content/uploads/2019/05/Rodriguez-Pose_28-Maggio-2019.pdf

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